Primo sfruttamento della pozzolana napoletana (pulvis puteolana) nel teatro romano di Aquileia, Italia settentrionale
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Primo sfruttamento della pozzolana napoletana (pulvis puteolana) nel teatro romano di Aquileia, Italia settentrionale

Sep 06, 2023

Rapporti scientifici volume 13, numero articolo: 4110 (2023) Citare questo articolo

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Il contributo riporta i risultati delle analisi sui materiali a base malta provenienti dal teatro romano di Aquileia (Friuli Venezia Giulia, Italia settentrionale), recentemente datati tra la metà del I secolo a.C. e la metà del I secolo d.C. I campioni sono stati caratterizzati mediante microscopia a luce polarizzata su sezioni sottili (PLM), microscopia elettronica a scansione con spettroscopia a dispersione di energia (SEM-EDS) e analisi quantitativa di fase mediante diffrazione di raggi X su polveri (QPA-XRPD). Aggregati piroclastici (principalmente pomici e tufi sparsi), incompatibili con la geologia regionale, sono stati rinvenuti in due campioni provenienti dagli strati preparatori del piano terra dell'edificio. La loro provenienza è stata determinata mediante QPA-XRPD, SEM-EDS, fluorescenza a raggi X (XRF) e spettrometria di massa al plasma accoppiato induttivamente con ablazione laser (LA-ICP-MS). Analisi mineralogiche e geochimiche ne hanno dimostrato la provenienza dal Golfo di Napoli, riconoscendoli come pulvis puteolana, un tipo di aggregato pozzolanico affiorante intorno all'attuale città di Pozzuoli e prescritto da Vitruvio (De Architectura, 2.6.1) nei materiali a base di malta per rafforzare le murature e produrre calcestruzzo idraulico per i moli portuali. Tale evidenza rappresenta il più antico caso analiticamente accertato di sfruttamento della pulvis puteolana nell'Italia settentrionale e un precoce utilizzo del materiale campano adattato per costruzioni civili in ambiente non strettamente marittimo. Il teatro venne infatti realizzato nella bassa pianura deltizia di Aquileia, soggetta alle infiltrazioni d'acqua tipiche degli ambienti lagunari. I dati evidenziano la resilienza degli artigiani nell'adattare e reinterpretare l'uso tradizionale dei materiali vulcanici napoletani per affrontare le sfide geomorfologiche della pianura di Aquileia.

Le pozzolane vulcaniche sono diversi tipi di rocce altamente amorfe, scarsamente coerenti, ricche di silice e allumina reattive, di origine prevalentemente piroclastica. Nella produzione di materiali a base di malta, una volta miscelati con acqua interagiscono con la calce aerea spenta (portlandite), inducendo la dissoluzione delle fasi alluminosilicatiche per generare una serie di prodotti di reazione a base di calcio (silicato di calcio idrato C–S–H , alluminato di calcio idrato C–A–H e alluminosilicato di calcio idrato C–A–S–H) strutturalmente affini alle fasi minerali presenti nella calce idraulica naturale e nel cemento moderno1,2,3,4,5,6.

La parola "pozzolanico" trae origine dal termine latino puteolanus, attribuito da Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, 16.202; 35.166) ad un particolare frassino naturale affiorante nei pressi della moderna città di Pozzuoli nel Golfo di Napoli, e citato per la prima volta (I secolo a.C.) da Vitruvio come pulvis (polvere) reperibile tra Baia e l'area attorno al Vesuvio (De Architectura, 2.6.1–2; 5.12.2). Entrambi gli autori consideravano la pulvis puteolana una polvere prodigiosa da utilizzare nella fabbricazione di materiali a base di malta, per rinforzare le murature e per produrre calcestruzzo idraulico per i moli portuali.

Secondo la geologia moderna, questo materiale corrisponde ai flussi piroclastici e ai depositi di ricaduta (cioè pomici e tufi) delle unità vulcaniche localizzate attorno al Golfo di Napoli, con specifico riferimento alle eruzioni quaternarie dei Campi Flegrei e a quelle del Somma-Vesuvio pre -datato 79 d.C.7,8,9,10,11,12.

La Pulvis puteolana non è l'unica pozzolana vulcanica citata nei trattati degli autori latini. Vitruvio (De Architectura, 2.4.1) è il primo autore a menzionare le harenae fossiliae come sabbie di cava, di diverso colore (rubra, nigra e cana), che venivano impiegate in materiali a base di malta per rinforzare le murature. Le harenae fossilie sono generalmente identificate8,13,14 con le ceneri vulcaniche delle eruzioni del Pleistocene medio di vulcani della provincia laziale (Vulsini, Vico, Monti Sabatini e Colli Albani).

 1.0 wt%) and K2O (> 8.0 wt%)./p>